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martedì 3 maggio 2016

Speciale: Angelo Di Noia film-maker amatoriale



IL REGISTA ITALIANO DELLE BAMBOLE: DA MANCINI A GORDON, UNA PASSIONE CHE RISALE ALL'INFANZIA


A Cura di Matteo Mancini.


Torniamo a interessarci di underground cinematografico con un regista lucano che ci ha contattato per indicarci la sua produzione video. Stiamo parlando di Angelo Di Noia, trentaduenne con la passione per le bambole. Si, avete capito bene, un vero e proprio collezionista che non perde occasione per incentrare i suoi cortometraggi, circa una trentina tra gli studio e gli effettivi, attorno a bambolotti, bambole e giocattoli ovviamente tutti votati al male. Sono lontani i tempi dei vari Chucky, quando Don Mancini, niente a che fare con il sottoscritto, scrisse il soggetto de La Bambola Assassina (1988) poi portato sul grande schermo da Tom Holland, cosceneggiato dal mestierante Lafia, e in seguito giunto a sei episodi gli ultimi due dei quali diretti proprio da Mancini. Un successo preceduto dal più qualitativo ma meno conosciuto film prodotto da Brian Yuzna e diretto da Stuart Gordon, intitolato Dolls (1987). Siamo lontani sì, ma per niente appagati, evidentemente, da questo sottofilone che trova le sue radici più profonde nei racconti di Stephen King e soprattutto di Richard Matheson e che ha coinvolto le più grandi produzioni in occasione delle uscite dello spielberghiano Small Soldiers (1998) di Joe Dante o del sinistro Dead Silence (2007) di James Wan. E' in questo sottogenere che si inserisce Di Noia raccogliendo, nel mondo dell'underground italiano, l'eredità di Fabrizio Spurio forse il primo a parlare, nei suoi deliranti corti, di giocattoli assassini, nella fattispecie i Masters, della saga trash Toys Killer.

Invogliato dai concorsi organizzati da Alex Visani, Di Noia ha preso parte a varie edizioni del Reign of Horror Short Movie debuttandovi nel 2013 con The Evil Doll, dallo stesso scritto e diretto, con l'aiuto di Vito Fullone al montaggio. I corti di Di Noia vertono tutti su bambolotti malvagi che, per ragioni varie, risultano posseduti da spiriti infernali che inducono a commettere omicidi o li commettano senza aiuto umano. Lo stesso Di Noia confessa di credere alla possibilità che siano esistite o che esistano delle vere bambole possedute. La cosa lo affascina e riverlare questa sua credenza non gli crea alcuna vergogna. Nel suo primo corto la protagonista, una brava Incoronata Rinelli (non perfetta la pulizia audio), si vede recapitare a casa una scatola contenente un sinistro bambolotto. Il pacco porta la firma del vecchio fidanzato che risulta morto da due anni. Fin qui Di Noia gira piuttosto bene, evita problemi di fotografia optando per un bianco nero sgranato, dal master volontariamente rovinato a emulare un prodotto degli anni dell'espressionismo (anche se non vengono utilizzate a dovere le luci, in modo da allungare all'inverosimile le ombre). La soluzione è una carta vincente (compreso la scelta di applicare dei filtri che riducono la visuale), poiché dal punto visivo il corto, poco meno di otto minuti, regge molto bene. Purtroppo ci sono buchi narrativi e una certa incertezza sugli atteggiamenti della protagonista, prima spaventata poi sessualmente attratta infine sull'orlo della pazzia. Di Noia inserisce infatti delle vaghe venature erotiche, difficili da registrare in questi prodotti, che invece ci stanno come il cacio sui maccheroni. A mio avviso avrebbe dovuto abbondare su questo versante invece il corto sconfina in un epilogo che sa di dejà vù. La sceneggiatura è povera di idee, strumentale solo a portare in scena una bambola killer. Si cade nell'omicidio perpetrato, non si capisce bene se dalla bambola o se dalla progagonista, ai danni della coinquilina di quest'ultima. La messa in scena dell'assassinio è fredda, poco inventiva. Di Noia fa muovere la bambola con delle semisogettive, riuscendo nel tentativo di rendere credibile il personaggio di plastica, ma non va oltre. Buona l'atmosfera, ma resta un mero esercizio di stile, peraltro scomposto nella parte terminale. Comunque un debutto interessante.

La saga trash di Fabrizio Spurio.

Il regista si ripete un anno dopo con 666 (2014), corto dal titolo piuttosto brutto e banale. Una volta si diceva che il titolo era il 50% di un film, qua si parte subito male. Si tratta di un repeat sulla tematica bambole assassine. Questa volta la protagonista riceve un bambolotto su cui uno stregone ha compiuto un maleficio facendovi entrare uno spirito demoniaco (delirante, ma di effetto, l'inquadratura fissa dove vediamo un essere con una maschera sul volto agitare mani e testa per richiamare gli spiriti dei morti). Bella e ben girata la sequenza che vede animarsi il bambolotto (bel gioco di luci con le ombre giuste), azionato manualmente in modo da non mostrare le dita umane intente a dar moto al bambolotto. Lo vediamo camminare per la casa, aprire un mobile e afferrare un coltello. La seconda parte del corto, anche questo di otto minuti, piega sul versante L'Esorcista, con un prete, lo stesso Di Noia, intento a compiere un esorcismo (poco incisivo) e a invocare di esser posseduto al posto del bambolotto (!?). Poco comprensibile, se non con intento citazionista, la comparsa della scritta "Help Me" sul vestito del bambolotto. Sequenze dilatate, deriva molto più trash del primo prodotto, che aveva intelligenti soluzioni atte a sopperire la scarsità di mezzi a disposizione. Brutta la scena del suicidio del prete che si recide con un coltello la gola. Di Noia piazza un primo piano, poi cambia inquadratura mostrando un lavandino dove spruzza sangue finto. Soluzione ultra amatoriale e poco inventiva. Nel complesso un lieve passo indietro.
In entrambi i corti brutti i titoli di testa, sarebbe bastato poco per renderli più incisivi e dar un tono più professionale ai lavori.

Questi sono i due prodotti più conosciuti, nell'ambito underground di Di Noia, apprezzato dal regista Albanesi che lo ha voluto per un cammeo nel suo primo lungometraggio ufficiale intitolato Non Nuotate in quel Fiume (2016). Per quel che ci riguarda possiamo dire che si tratta di un regista grammaticalmente chiaro nella messa in scena e nella direzione degli attori, ma che deve lavorare sulle sceneggiature (appena abbozzate) e sulla messa in scena degli omicidi (freddissimi e impersonali). Latita infatti il make up e anche quella visione onirica determinante per far compiere un deciso balzo in avanti a un prodotto, distinguendolo dalla media. 
Molto il materiale che potete trovare su internet, youtube compreso, con Di Noia che parla di un suo lavoro sperimentale, Freak Show, in cui ha montato scene da lui stesse girate ad altre di repertorio reperite in giro, una via di mezzo tra un corto e uno spettacolo di marionette. Per la realizzazione di questo prodotto, Di Noia parla di aver acquistato un lotto di burattini da un venditore su internet che li definiva suoi figli. Influenzato da tutto questo, e suggestionato forse dai temi dei propri corti, Di Noia ha rivelato di aver udito il rumore di sedie intente a muoversi, il cigolare di porte e ha riscontrato inspiegabili difficoltà di messa a fuoco della telecamera nell'atto di inquadrare le marionette. Atmosfere alla poltergeist dunque, che potrebbero far pensare a un film maledetto e magari fungere da ispirazione per un nuovo corto con un sottofondo musicale che fa: "tu mi fai girar... tu mi fai girar... come se fossi una B... No, ragazzo, no... tu non mi metterai tra le dieci Bambole che non ti piaccion più" e via col massacro ai danni del regista, attaccato dalle bambole impazzite che gli si lanciano contro disubbidendo ai dettami della sceneggiatura. 

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