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lunedì 1 dicembre 2014

Recensione Saggio ALDO LADO & ERNESTO GASTALDI - Due Cineasti, Due interviste di Jan Svabenicky


Autore: Jan Svabenicky.
Genere: Libro Intervista.
Editore: Il Foglio Letterario.
Anno: 2014.
Pagine: 170.
Prezzo: 14 euro.

Commento di Matteo Mancini.
Debutto in Italia dell'accademico Jan Svabenicky, studioso e appassionato di cinematografia italiana abitante in Rep. Ceka, a Pribor, città natale del padre della psicanalisi Sigmund Freud. Dopo aver pubblicato nel 2009 una monografia per conto dell'Università di Olomuc dedicata al cinema western italiano, Svabenicky approda nella nostra penisola all'età di trentatre anni, subito ingaggiato da Gordiano Lupi e dal suo Il Foglio Letterario, casa editrice particolarmente sensibile a certe tematiche. Lo studioso ceko, che sarà ospite nel mio terzo volume sullo Spaghetti Western con tre gustosissimi articoli, raschia dal suo corposo campionario di interviste effettuate nel corso degli anni e propone una duplice intervista a due cineasti assai importanti della cinematografia nostrana: Aldo Lado & Ernesto Gastaldi.

Il volume, preceduto da due rapidi saluti di Sergio Martino e di Pino Donaggio, è un vero e proprio libro intervista. L'autore rivolge una serie di domande ai due personaggi scelti, sviscerando la loro produzione a partire dalle prime collaborazioni (in veste di aiuto registi) per poi proseguire fino a coinvolgere l'intera produzione. A tal riguardo, in calce al volume sono elencati tutti i film che hanno visto per protagonisti Lado e Gastaldi, con tanto di schede comprensive dei dati relativi al cast tecnico e a quello artistico. 

Sono circa cinquanta pagine a testa quelle che Svanenicky utilizza per chiedere spiegazioni e dettagli sui vari film curati dai due professionisti. L'opera va avanti a suon di domanda e risposta. Gli argomenti cadono soprattutto sui soggetti e sui membri dei vari cast tecnici, con richieste relative alla personalità e ai modi di lavoro dei vari montatori, addetti alle colonne sonore, registi e direttori della fotografia. Stranamente si tende a soprassedere sugli attori, che vengono lasciati un po' sullo sfondo. L'intento perseguito dall'autore è nobile e dichiarato. Si vuol dare un contributo alla storia del cinema italiano facendo da filtro e da spunto per innescare i ricordi di Lado e Gastaldi e salvarli grazie alla magia della carta stampata. L'autore ceko si dimostra inoltre assai interessato alla storia nel nostro paese, non perdendo occasione per chiedere se i copioni dei vari film siano stati più o meno ispirati dalla cronaca dell'epoca e se avessero delle sotto trame di natura politica.

Tra le gustose curiosità che emergono nel corso del testo si segnala la rivelazione di Aldo Lado relativa alla collaborazione con Dario Argento nel 1969, col regista veneziano che afferma di aver scritto, insieme a Dario Argento, il copione de L'Uccello dalle Piume di Cristallo, ma di esser poi stato convinto, dietro pagamento di denaro, a rinunciare a mettere il proprio nome nei credit.  Non di secondaria importanza è il racconto delle vicessitudini patite da L'Ultimo Treno della Notte nel corso dell'esame per il visto censura (si parla di esaminatori costretti, dalla violenza delle immagini, a vomitare).

Interessante la storia di Gastaldi che parla di come riuscì a entrare al Centro Sperimentale Cinematografico, ma anche di come nacque l'idea di girare il giallo Libido, prodotto per scommessa con Mino Loy e Luciano Martino che si interrogavano su quali caratteristiche avrebbe dovuto avere un regista di gialli.
Lo sceneggiatore biellese rivela inoltre di aver avuto il rammarico di non aver potuto girare un suo vecchio copione che anticipava di svariati anni Ritorno al Futuro. La colpa ricadrebbe su produttori poco ferrati in sci-fi, tanto da irritare Gastaldi anche per le modifiche volute da Petri rispetto al suo adattamento da Sheckley de La Settima Vittima poi girato negli stabilimenti cinematografici di Tirrenia (dietro casa mia) col titolo La Decima Vittima.

Questo, in definitiva, il primo lavoro italiano di Svabenicky, che scorre velocemente e senza annoiare, con gustosi annedoti tutti legati alla produzione cinematografica dei due personaggi intervistati. Lettura spassosa indicata ai soli appassionati di cinematografia italiana.
Jan Svabenicky è comunque un nome che saprà farsi notare e che dimostra, fin da questo suo debutto, una grande competenza e passione per il cinema di genere e non solo per quello. Sono certo che passerà presto a volumi in cui dar briglia sciolta ad analisi e ricostruzioni personali sui film o sui generi che riterrà opportuno trattare. Tenete allora in mente questo nome, non ne rimarrete delusi.

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