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martedì 30 settembre 2014

Recensione Narrativa: ANIME NERE RELOADED di Autori Vari a cura di Alan D. Altieri.


Autore: Vari.
Curatore: Alan D. Altieri.
Anno: 2008.
Genere: Noir.
Editore: Mondadori.
Pagine: 500.
Prezzo: 10,40 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.
Secondo capitolo del progetto curato dallo scrittore e sceneggiatore Alan D. Aliteri che, strizzando l'occhiolino a Matrix nella scelta del titolo, schiera ventidue autori, scelti tra coloro che vengono reputati i migliori nella scuderia Mondadori, in aggiunta ai diciotto già presentati in occasione del primo volume: Anime Nere (2008). Ne esce fuori, nel complesso, un progetto che propone quaranta scrittori contemporanei, tutti italiani, dediti alla scrittura noir e horror e considerati da molti come i migliori nel genere. Ci sono delle defezioni importanti, forse attribuibili a problematiche contrattuali figlie delle esclusive concesse ad altri editori. Così non vengono selezionati autori del calibro di Carlo Lucarelli, Faletti, Barbara Baraldi, Antonio Tentori, Andrea G. Pinketts, De Pascalis e altri che non avrebbero di certo sfigurato in questa compagnia. Tra i più conosciuti del secondo volume abbiamo invece Cristiana Astori, l'accoppiata Novelli & Zarini, Cinzia Tani, Alda Teodorani, Franco Forte, Giuseppe Lippi e Andrea C. Cappi. Dunque un volume molto appetibile che promette assai bene a un appassionato di gialli italiani.

Purtroppo le premesse positive si fermano quasi qui. Anime Nere Reloaded è persino inferiore al primo capitolo che già non entuasiasmava più di tanto, dei ventidue testi proposti poco meno di una decina sono degni di esser ricordati per la loro capacità di sollevarsi dalla media delle tematiche e dei soggetti che si è soliti leggere in giro. Molti racconti si fanno addirittura concorrenza tra loro sviluppando trame simili e inserendo sviluppi o aspetti identici. Così abbiamo un campionario fatto di sesso volgare con passaggi degni della letteratura porno (se mi passate il termine, immaginando un'ipotetica trasposizione cinematografica) che si innesta spesso in situazioni da snuff movie motivate, nella maggior parte dei casi, da scommesse fatte dai protagonisti per vincere la noia. Questo è il profilo che si evince dalla sintesi di tutti i testi; certo ci sono anche delle eccezioni, ma quanto detto mi fa pensare a un Alan D. Altieri che, anziché selezionare un forte lotto di racconti, ingaggia i vari autori senza preoccuparsi poi dei contenuti dei testi dagli stessi avanzati. Atteggiamento questo che porta all'interno di un'antologia troppi racconti simili tra loro, caratteristica che di certo non impreziosisce il risultato finale.

Altro limite dell'antologia, a mio avviso (qualcuno potrebbe trovarlo un pregio), è l'eccessiva crudeltà e il gusto, spesso gratuito, per la violenza che diviene la costante di tutti i racconti con alcuni di questi che vanno oltre i limiti della sopportabilità (e lo dice uno che ha certi gusti cinematografici). Il massimo, da questo punto di vista, lo tocca Giuseppe Genna con una parte centrale del suo Habeas Corpus che farà interrompere la lettura ai più sensibili. Da quanto detto si deduce l'intenzione di scioccare il lettore piuttosto che di spaventarlo o di farlo riflettere con trovate intelligenti e studiate ad arte (ce ne sono poche). Ed ecco che il legame sesso-violenza diviene la chiave per aprire  lo scrigno delle coscienze dei ben pensanti. Un po' poco per i miei gusti...

Lo stile degli elaborati è impersonale, fanno eccezione Giuseppe Genna ed Ettore Maggi che cercano la via degli sperimentalismi - il primo giocando sulla componente onirica, il secondo su quella poetica - ma scorrevole e veloce. La lettura non è quasi mai pesante, così come i testi non sono quasi mai "cervellotici" o particolarmente complessi. Da tale situazione si ricava un aspetto positivo, cioè la facilità e la velocità di lettura, ma anche uno negativo ovvero la "leggerezza" (sotto il profilo dell'anima e della ragione motivazionale che sta alla base del testo) dei racconti che troppo spesso si rivelano dei meri esercizi di stile. Peccano di quest'ultima caratteristica, tra gli altri, i racconti di Andrea C. Cappi (A Milano non c'è il Mare) e di Alda Teodorani (Una Questione di Genere) i quali, bravi altrove, si limitano a descrivere azioni delittuose senza curarsi troppo delle caratterizzazioni e della base del soggetto (da leggersi come idea che sottende alla narrazione), ma puntando tutto sul gore e sulla truculenza (banalissimo il racconto della Teodorani che sembra scritto, non me ne voglia la buon Alda, in fretta e furia tanto per mandare qualcosa ad Altieri).

Il racconto più riuscito, di gran lunga, è quello di Diana Lama. La napoletana, medico-chirurgo nella vita di tutti i giorni, propone un testo satirico (Come un Angelo) inscenato proprio nel luogo in cui la stessa presta il proprio servizio giornaliero: l'ospedale. Il merito della Lama, però, sta nel non cadere nei soliti cliché, magari proponendo in chiave artistica i problemi stereotipati tipici della cattiva sanità, e nell'andare a stendere una storia che lascia pensare e nella sua ironia nera lascia una bocca assai più amara di quanto non facciano le storie truci e sanguinolente presentate dai colleghi di penna. Protagonista è una malata terminale convinta dai parenti e dai dottori a lasciare, al momento della morte, i propri organi a chi ne abbia bisogno. La giovane però chiede e ottiene di poter diventare la protagonista di un reality show dove i concorrenti si contenderanno gli organi in questione, con scelta finale, nel decretare i vari vincitore, lasciata proprio alla malata terminale. Finale beffardissimo e cattivissimo. Ottimo testo.

Un gradino sotto alla Lama troviamo il duo Novelli & Zarini, i qualli propongono la storia più elaborata dell'antologia: American Istanbul. La loro è una spy story internazionale legata a un traffico di documenti necessari a costruire una bomba di rara potenza. La particolarità sta nel fatto che queste istruzioni sono contenute in dei chip presenti negli stomaci di una serie di cavie (umane), che finiranno preda di un assassino che le sventra per recuperare i dati. Pratagonista della storia è un poliziotto caratterizzato in modo forte, che cerca di indagare per risolvere il caso e arginare l'intrigo che minaccia l'intera collettività. Pur essendo penalizzato da alcune ingenuità (la gita delle cavie, le cavie che ignorano e non si preoccupano della sorte dei loro compagni scomparsi nel nulla, gli organizzatori del traffico dei dati che si espongono a dei rischi assurdi quando avrebbero potuto sterminare le cavie in un sol colpo), tiene bene alla distanza (ottime le descrizioni degli ambienti e delle atmosfere turche) e coinvolge lo spettatore dalla prima all'ultima pagina. Divertente.

Un altro testo a beneficiare del mio plauso è Asfalto di Andrea G. Colombo, bravo anche lui a incollare il lettore al libro con un ritmo coinvolgente e ottime caratterizzazioni. La storia ricorda molto alla lontana La Cadillac di Dolan di Stephen King. Infatti abbiamo una macchina che viene fatta sparire, insieme al suo occupante, all'interno di una buca scavata da una macchina operatrice nel bel mezzo di un'autostrada. Motivo del delitto è una scommessa fatta tra i vari operai chiamati a rifare l'asfalto di un tratto autostradale.
Anche qua non mancano le ingenuità di fondo. Per gli indagatori non sarebbe certo un mistero capire che l'auto della defunta (peraltro una vittima che in criminologia si definirebbe a bassissimo rischio) non è mai uscita dall'autostrada come testimonierebbe il mancato equlibrio tra i ticket emessi in entrata e le relative uscite. Da ciò sarebbe piuttosto intuitivo indirizzare le indagini proprio nei tratti autostradali coperti dall'auto della scomparsa e interessati dai lavori e da qui a fare "Bingo" il risultato non sarebbe certo difficile.

Tra i migliori si segnala poi Cristiana Astori, anche lei perfetta nel coinvolgere il lettore. L'idea base è quella con cui si apre la stessa antologia, col racconto di Cinzia Tani (La Scommessa), ovvero la scommessa con ribaltamento dei ruoli finale. La Astori, di cui consiglio gli ottimi romanzi Tutto quel Nero e Tutto quel Rosso editi entrambi da Mondadori, caratterizza bene i personaggi (forse non quanto faccia la Tani) e, a differenza della più esperta collega, sviluppa in modo più accattivante la vicenda, inserendo la tematica dei vampiri (pare che in origine il testo avesse natura soprannaturale) e l'altro tormentone dell'antologia: le telecamere che riprendono i delitti. A un certo punto, poi, compaiono esclamazioni come "Il bicchiere della staffa", chiaro omaggio a Stephen King, più precisamente all'omonimo racconto inserito in A Volte Ritornano (vista la tematica dei vampiri, mai titolo potrebbe essere tanto sinistro), ovvero "Tutto quel sangue" frase quest'ultima dal sapore profetico visto che la successiva trilogia dell'autrice si intitolerà proprio "Tutto quel..."

E' buono poi il testo di Mauro Marcialis che con Io, il Dolore propone la medesima storia rappresentandola dai punti di vista dei vari personaggi coinvolti, cambiano le ricostruzioni (soprattutto sulla vittima) mentre l'unica costante resta l'egoismo e la voglia di apparire di tutti coloro che, per una ragione o l'altra, hanno a che fare con la giovane ragazza rapita da un aguzzino che agisce per vendetta.

La versione uscita nella collana SuperGiallo

Si scende via via nel limbo che porta ad affacciarsi alle porte dell'inferno con gli altri testi. Raggiungono la sufficienza l'antologista espertissimo del genere fantastico Giuseppe Lippi, il quale (con Tira il Grilletto, Malaparte) lavora molto bene sulla psicologia e sulla triste sciatteria di un sicario alla prese con quello che sarà il suo ultimo incarico, perché tradito proprio dal mandante. Il soggetto è simile a quello di Cappi (insufficiente), ma a differenza del collega milanese, Lippi sviluppa la caratterizzazione del personaggio, mentre l'altro si interessa a descrivere l'assurda mattanza messa in atto da una famiglia di insospettabili e inverosimili degenerati.

Bravo a lavorare sulle caratterizzazioni è anche Matteo Curtoni, con il suo road movie, in salsa statunitense, Lucas & Toole. Palesi, direi dichiarati, i riferimenti alla terribile coppia omicida costituita da Henry Lee Lucas e Ottis Toole che negli anni '70-'80 si rese protagonista di una scia interminabile di assassinii perpetrati con modalità diverse in giro per molteplici stati degli USA. Curtoni li rappresenta assai bene, ma poi modifica la storia a suo piacimento (spettacolosa l'idea del bambino ritardato che poi diviene un vero bastardo, per giunta vestito da super eroe del trash). E' il testo più pulp dell'opera. Più che sufficiente.

Carino, soprattutto per la particolare ambientazione (all'interno delle Torri Gemelle di New York, nel giorno dell'attentato dell'undici settembre) Zac! di Fabio Lombardi. Il soggetto, in sé e per sé, è mediocre, ma la parte nel grattacielo vale da sola la lettura. Sufficienza piena. Tra l'altro, sul tema delle Torri Gemelle si esprime (evocativo già il titolo 12/9) in modo assai meno accattivante, vertente sulla poesia nera, Paolo Grugni che perde tuttavia il confronto con Lombardi.

Piuttosto grezzo e non originale, per quel che riguarda l'idea che sta alla base del soggetto, ma ben raccontato è Patto di Sangue di Guancarlo Narciso. Il tema è quello della legge, vista dalla parte di colui che ritiene di essere stato ingiustamente penalizzato dai giudici. Inevitabile mattanza ai danni di tutti coloro che, agli occhi del giudicato, sono stati determinanti per la sentenza finale. Tutto, peraltro, ruota attorno alla decisione del Tribunale di togliere un bimbo a suo papà, con conseguente fuga e morte del bimbo stesso. Cattivisssimo il finale.  

Non raggiungono la sufficienza, a mio parere, i restanti quattordici racconti. Di alcuni ho già parlato, su altri sorvolo, mentre spendo due parole su Habeas Corpus di Genna, per la sua originalità vicina alla mitologia greca (il riferimento va alle anime intente a bere dal fiume Lete prima di essere messe di nuovo nel circolo della vita), tanto da sembrare fuori luogo in questa antologia se non fosse per l'eccessiva crudeltà che lo penalizza di gran lunga con torture gratuite e di cattivo gusto (le sofferenze cui viene assoggetto il cucciolo di gatto sono insopportabili). Truculentissimo Non ne Uscirete Vivi di Alfredo Colitto (tema snuff movie), volgare e assurdo Smetti di Guardare di Franco Forte, che predispone un racconto la cui trasposizione cinematografica sarebbe un porno sadomaso con elementi onirici, grottesco e con qualche pregio Tagliata per la Grande Città di Giacomo Cacciatore. Fungono da mero completamento Bulbi di Désirèe Coata (forse il più erotico dell'antologia ma con un soggetto anonimo), Male al Cuore di Andrea Cotti, Mutilato di Matteo Bortolotti (altro che, in questa occasione, delude forte), Due di Ettore Maggi  e Caduta Libera di Marco Vallarino (parabola discendente di una teenager che viene costretta a prostituirsi, in quella che è una storia letta centinaia di volte compreso nella cronaca nera).

In conclusione un'antologia formata da racconti noir molto simili tra loro legati dal forte rapporto Sesso-Morte (scene erotiche narrate in modo spinto ed esplicito). Buone le caratterizzazioni, soprattutto sotto il profilo psicologico, degli assassini (non a caso figurano autori del calibro di Cinzia Tani, la quale certi aspetti li conosce assai bene), ma i soggetti, a mio avviso, sono mediamente telefonati con sviluppi prevedibili e poco personali. Potremmo quasi dire che la maggior parte dei racconti sono stralci di vita di personaggi dediti alla delinquenza (o perché poliziotti o perché banditi) senza che vi sia un lavoro intenzionato ad andare oltre alla mera narrazione (fa eccezione Diana Lama). Alto livello della violenza, troppo spesso compiaciuta. Sconsigliato ai bambini e a un pubblico dall'animo sensibile o comunque poco propenso ad accettare la violenza in un'opera creativa.

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