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martedì 16 luglio 2013

Recensioni Cinematografiche: PIRANHA 3D (Regia Alexander Aja, 2010)



Regia: Alexander Aja.
Genere: Horror/Pulp.
Sceneggiatura: Josh Stolberg & Pete Goldfinger.
Produzione: Usa (Dimension Films).
Anno: 2010.
Fotografia: John R. Leonetti.
Effetti Speciali: Howard Berger & Gregory Nicotero.
Interpreti Principali: Steven R. McQueen, Elisabeth Shue, Jessica Szhor, Jerry O'Connell, Kelly Brook, Riley Steele, Ving Rhames, Richard Dreyfuss, Eli Roth.
Durata: 88 minuti.

Commento di Matteo Mancini.
Tra un film western, una lettura di narrativa e un saggio sportivo, torno alle vecchie origini guardandomi un bel B-movie confezionato con il vecchio stile primi anni '80, ma girato con le tecniche odierne.
Ho scelto appositamente le locandine che vedete poco sopra perché rendono subito chiaro il contenuto del film di cui andrò a parlare qui di seguito. Siamo alle prese con un horror votato completamente al pulp e all'esagerazione. Uno di quei film dove la sceneggiatura è al servizio degli effetti gore e della "fauna femminile" e non viceversa. Insomma uno di quei film da cui coloro che hanno la puzza sotto il naso è bene che si tengano alla debita distanza. Ciò premesso, partiamo con la recensione.

Il film prende apparentemente le mosse come il remake del famoso Piranha girato nel 1978 da quel geniaccio che risponde al nome di Joe Dante. In realtà però Alexander Ajà da, a mio avviso giustamente, al suo film una piega completamente diversa favorita anche dal coinvolgimento di Eli Roth, che ufficialmente appare solo come attore e che tutti voi conoscerete come il regista di Hostel (2005) nonché regista della scuderia Tarantino.

Il film viene così costruito attorno a due cose: fauna femminile mozzafiato con topless a go go e qualche nudo integrale (non a caso il protagonista si troverà coinvolto nella produzione di un film porno da girare su una barca che vaga sopra il lago infestato dai piranha) ed effetti gore estremi e super splatterosi.
Ecco quindi che appaiono subito chiari i richiami alle locandine poco sopra citate. Eh sì, perché il Piranha di Ajà è tutto qui: un pizzico di erotismo (l'apice si tocca in una sequenza in cui due ragazze limonano dopo che una ha succhiato della tequila versata all'interno dell'ombelico dell'altra) e un'abbondanza di sangue e frattaglie mai vista in un film incentrato sui mostri marini (o di acqua dolce).

Ciò non dovrebbe stupire se si considera la filmografia del regista. Balzato alle cronache cinematografiche con il crudissimo low budget Alta Tensione (2003), prodotto e girato in Francia in quello che voleva essere un omaggio a Non Aprite Quella Porta di Tobe Hooper, Aja era sbarcato tre anni dopo negli States proprio per girare un remake di un film di un maestro horror degli anni '70 (il riferimento va a Wes Craven): Le Colline hanno gli Occhi. Con Piranha 3D il transalpino prosegue nel senso già tracciato in patria, dimostrandosi evidenemente più ispirato nel modernizzare vecchi soggetti piuttosto che portare in scena qualcosa di più innovativo.

La Dimension Films gli mette così in mano un budget (medio basso) di 25 milioni di dollari nonostante l'ottima risposta avuta al botteghino dal precedente Le Colline hanno gli Occhi, con il compito di portare in scena la mediocre sceneggiatura firmata da un duo di sconosciuti, uno dei quali addirittura regista (Josh Stolberg), provenienti dal circuito televisivo.

Aja si trova così a dover lavorare con uno script quasi del tutto assente, che si perde in citazioni (compreso Shark Rosso nell'oceano di Bava jr nonché I Delitti del Gatto Nero, ricordato in una scena in cui un piranha fuoriesce dalla bocca di una ragazza) e pesanti scopiazzature da Lo Squalo (solita festa estiva con mandrie di giovani che non escono dall'acqua), miscelate alla moda odierna di proporre pesci estinti (i piranha del film non sono quelli comuni) che ritornano a nuotare nelle nostre acque.
I due sceneggiatori pensano bene di far emergere i mostri dalle profondità di un lago funestato da un violento terremoto. Le onde d'urto infatti provocano un profondo squarcio nella crosta terrestre, facendo emergere un ulteriore lago celato negli abissi del primo (!?). Ed è proprio da questa dimensione isolata da secoli che giungono i piranha che si dimostrano subito aggressivi peraltro in una sequenza iniziale visivamente tra le più brutte del film.

Dunque, a parte qualche soluzione forzata, non si registra niente di nuovo. Aja pensa allora bene di conferire al suo film un taglio eccessivo e ultra pulp, divertito e divertente. Gli vengono in soccorso due tra i più bravi effettisti americani, Howard Berger e Gregory Nicotero, e così può spingere a fondo sul pedale dello splatter. Gli effetti sono realizzati sia in computer grafica (i piranha sono quasi tutti creati al computer) sia in vecchio stile (schiene private di lembi di pelle, volti scarnificati). Il risultato finale è di pregevole fattura, sebbene si notino i ritocchi al computer. C'è da dire che la fantasia degli effettisti viene lasciata correre a ruota libera e così si vede di tutto e di più: si va da un pene mozzato ingurgitato e poi vomitato da un piranha, a volti ridotti in scheletro, passando per gente urlante che si regge su gambe ormai completamente spolpate, teste che scoppiano (Eli Roth travolto da uno scafo), modelle in bikini divise in due e chi più ne ha più ne metta; il tutto immersi in un'acqua che diviene interamente rossa.

Dunque un taglio da B-Movie con gusto per il trash che ha la sola funzione di intrattenere gli amanti di questo genere.

Il finale, che poi tale non è (da qui il pessimo sequel Piranha 3DD), è assurdo (peraltro scollegato alla mattanza che lo precede), così come assurde sono almeno altre tre o quattro sequenze. Tra queste ultime è da citare quella in cui un poliziotto, dopo aver preso il motore di uno scafo, ne aziona l'elica e si butta in acqua in mezzo a un branco di piranha tranciandone a dozzine prima di essere lui stesso sbranato... un gesto kamikaze totalmente gratuito.

La fotografia è artificiosa e va, anche lei, a estremizzare la luminosità in modo da rendere quasi ipnotico l'azzurro del lago. L'effetto finale, seppur irrealistico, è buono. La firma un discreto mestierante come John R. Leonetti di cui ricordo altri ottimi lavori, sotto il profilo visivo, come Mortal Kombat (1995) e Dead Silence (2007), sua la fotografia anche de Il Re Scorpione (2002).

Le interpretazioni non sono malaccio. Così come nel film di Dante ci sono vari cammei-omaggio. Subito a inizio film vediamo il vecchio Richard Dreyfuss (Matt Hooper in Lo Squalo) divorato dai piranha. Nel corso del film troviamo poi Ving Rhames (il nero di Pulp Fiction) e il già citato Eli Roth.
Il ruolo di protagonista va al giovane McQueen che certo non brilla, spesso in contrasto con l'odioso Jerry O'Connell (che nel film fa il regista porno e, completamente spolpato, si preoccuperà per esser stato evirato dai piranha). Entrambi gli attori, così come buona parte del cast artistico, provengono dai serial e dai film televisivi.
Se la cavano meglio molte attrici (Kelly Brook, Riley Steele) grazie alle loro procaci grazie, meno brillante Jessica Szhor che soffre anche in confronto con le ben più eccitanti colleghe. La migliore del lotto, quanto a recitazione, è sicuramente la quasi cinquantenne Elisabeth Shue nei panni dello sceriffo nonché genitore, ancora una volta, di figli disobbedienti che invece di starsene a casa come programmato se ne vanno in gira sul lago (altro richiamo a Spielberg). La Shue appare decisa, atletica e in ottima forma fisica. Perfettamente calata nella parte.

Più che sufficiente la regia, con un ritmo tutto sommato buono e con un Aja che salva un film che altrimenti avrebbe fatto flop al botteghino, incassando a sufficienza per recuperare i capitali inevstiti e guadagnare qualche milioncino di dollari in più. Forse non il successo auspicato dai produttori, ma a sufficienza per spingerli a investire 5 milioni in un sequel (cifra comunque irrisoria).

Bocciato da molteplici critici e siti cinematografici (5,7 il voto su imdb), penso che sia un filmetto da salvare per la sua capacità di regalare un'ora abbondante di svago, tra un pizzico di erotismo e tanto splatter. Volontariamente trashoso e da vedere staccando il cervello, lo ritengo consigliabile agli amanti di prodotti pulp (specie i maschietti) che, ne sono certo, si divertiranno. Astenersi gli altri.
Voto sceneggiatura: 4
Voto effetti gore: 8.5
Voto complessivo: 6.5

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