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martedì 28 maggio 2013

SE MI MANDI IN TRIBUNA, GODO (Ezio Vendrame)




Autore: Ezio Vendrame.
Anno: 2002.
Genere: Biografia sportiva.
Edizioni: Edizioni Biblioteca dell'Immagine.
Pagine: 150.
Prezzo: 12,00 euro.
Commento Matteo Mancini
Best seller giunto alla settima ristampa dopo esser uscito nell'ormai lontano 2002. Si tratta di uno dei libri di maggior successo dell'ex calciatore anni '70 Ezio Vendrame che qua propone uno squarcio della sua vita fatto più di aneddoti che di un percorso raccontato nei minimi dettagli.

Definito da Boniperti il Kempes italiano, Vendrame ha per certi versi sciupato il proprio talento a beneficio del divertimento e delle continue fughe amorose con donne o ragazze incontrate nei bar o per caso per strada.
Tra i grandi del calcio poteva essere "Il Grande" campeggia in quarta di copertina. Tuttavia il nostro ha sempre anteposto agli impegni sportivi quelli goliardici e ludici. Esemplificativa è fin da subito al prefazione: Il suo talento era una beffa della natura. Bestemmiato e cestinato. Da calciatore era un disadattato. Scoprì in fretta che l'essenziale era altrove. Nell'amore e nella perdizione, nelle donne e negli amici. Se mi mandi in tribuna, godo è un sincero distillato della filosofia di vita di Vendrame, il quale ammette candidamente i propri vizi e ne fa un vezzo per non dire un pregio. Lo stesso titolo dato al libro è riconducibile a un episodio maturato ai tempi in cui il nostro giocava nel Napoli; mandato in tribuna in una trasferta a Cagliari, Vendrame, senza farsi tanti problemi, ne approfittò per andare con una modella conosciuta nel viaggio di andata e presente in tribuna (da qui il godimento, consumato in modo poco romantico nei bagni dello stadio)!?
Clamoroso anche un suo discorso ai tifosi del Vicenza, quando invitato a parlare al cospetto di una folla che lo acclamava se ne venne fuori con un monologo imprevedibile che lasciò tutti sbigottiti e increduli: "Vi rigrazio per l'affetto che mi dimostrate, ma mi sembrate un po' fuori di testa. Io so soltanto tirare calci a un pallone! Chissà quante cose voi sapete fare meglio di me. Non sono un chirurgo che salva vite umane e nemmeno un operaio che si deve fare un culo così! Sono un fortunato ed è per questo che non vi capisco. Che cosa saranno mai queste partite di calcio! Inventatevi delle alternative domenicali. Andate a vedervi un bel film, leggetevi un libro, oppure restata a casa e fatevi una bella scopata! Non possiamo vivere di solo calcio!"

Il lettore può così immergersi in una lettura veloce e scorrevole fatta di imprese sportive (non molte), follie e notte brave spese tra le braccia di donne spesso libidinose o comunque di facili costumi, ma anche di gustosi aneddoti di personaggi più o meno famosi raccontati dalla lente di Vendrame. E' proprio su quest'ultimo aspetto a cui l'autore dedica le pagine più emozionanti del volume, quasi a testimoniare, forse a ragione, che le amicizie sono la cosa più importante di tutto il resto. Così a fianco di personaggi locali conosciuti da Vendrame e pochi altri, troviamo capitoletti, a volte commoventi, dedicati a grandi personaggi come il cantautore tutto genio e sregolatezza Piero Ciampi (a cui Nada, non a caso, dedicò la canzone Lui è folle), il grande capitano della nazionale campione del mondo del 1982 Dino Zoff (ricordato a inizio carriera quando stampa e tifosi lo osteggiavano), l'indimenticabile capitano giallo-rosso Agostino Di Bartolomei (di cui Vendrame ricorda l'amore morboso per le pistole, ma soprattutto per il suo caratteristico sguardo: Ci sono due occhi che non dimenticherò mai: quelli del mio amico Agostino Di Bartolomei. Ago spiccava tra tutti gli altri per quel suo sguardo cupo, introverso e sofferente), l'idolo di Verona Gianfranco Zigoni (al quale Vendrame dedicherà in seguito la biografia Dio Zigo Pensaci Tu) e ancora molti altri tra i quali Zaccheroni, il giornalista Giancarlo Dotto (che peraltro introduce il libro con una splendida prefazione), Ferlaino e via dicendo.

Le parti migliori del libro sono senza dubbio quelle dedicate alle imprese sportive, purtroppo però Vendrame le limita ai minimi termini essendo più preso dalle sue gesta spese fuori dal campo. La ragione di questa scelta è riconducibile a quanto sottolineato, in prefazione, da Dotto: Il calcio di Vendrame era godimento dell'anima ma anche del corpo. Nel corpo di Vendrame, nella sua animalesca mania di sesso e stupore, l'equazione allo stato puro tra gol e orgasmo, dribbling e libidine. La libidine dell'impresa calcistica in campo, dirompente, sfacciata, eccessiva, si combina con quella boccaccesca fuori campo.

Restano tuttavia indimenticabili, scolpiti nella memoria del lettore, gli episodi riconducibili agli ultimi anni di carriera di un Vendrame ormai sceso in C1 dopo gli anni di gloria vissuti in A con Vicenza (con il quale si permise di fare magie a San Siro con Inter e Milan, in questo caso si esibì anche con un irridente tunnell a Rivera) e Napoli (anno del secondo posto con Vinicio in panchina). L'autore ci racconta di quando pagato per perdere contro un Udinese ormai lanciata verso la promozione, decise di realizzare una doppietta (un gol addirittura direttamente da calcio d'angolo con dichiarazione gestuale prima del tiro) perchè fischiato dal pubblico avversario. Straordinario anche l'episodio in cui, per vivacizzare una partita in cui le squadre si erano accordate per il pareggio, prese palla nella metà campo avversaria e iniziò a dribblare tutti i propri compagni di squadra fino a scartare il proprio portiere e poi riprendere l'azione dalla difesa. In quest'ultima occasione un tifoso morì di infarto e Vendrame, avvicinato da un giornalista, disse: "Ci deve essere una ragione se un malato di cuore viene a vedere proprio me... Forse aveva deciso di suicidarsi!" Bello anche l'aneddoto riguardante l'ascesa del Pordenone dai dilettanti alla serie C con Vendrame, un po' in stile Marangoni protagonista del film Il Diavolo e l'Acquasanta interpretato da Tomas Milian (identico a lui nel look), pregato dai dirigenti per giocare e convinto solo quasi alla fine del campionato in quanto preso da una crisi esistenziale dovuta alla fine di un ennesimo amore (Mi accorsi che per una vita intera avevo amato solo fantasmi. Ovunque fossi mi sentivo un incomodo, soprattutto a casa mia).

Lo stile con cui l'autore sviluppa il volume è piuttosto spartano e predilige l'immediatezza degli aneddoti alla costruzione artistico/stilistica. Ne esce fuori un un volume non articolato, ma composto da tanti aneddoti ciascuno riportato in modo svincolato dagli altri in capitoli dalla lunghezza variabile da una a tre pagine.

Come già detto, Vendrame presta molta più attenzione alle conquiste femminili e alla sua fama di sesso (clamoroso un episodio in cui riuscì a farsi praticare del sesso orale all'interno di un bar aperto!! con battuta cinica del barista il quale si rivolse alla signora dicendole: Sono mille lire per il cappuccino, il cornetto alla crema invece lo offre la casa!), piuttosto che alle imprese sportive. E' pero proprio la folle (in senso positivo) narrazione soprattutto di queste ultime che salva il volume dall'insufficienza e dal cattivo gusto.

Quanto sopra però non deve far pensare a un personaggio privo di etica o di valori. Vendrame, pur essendo libertino oltre ogni limite, dimostra un innegabile attaccamento ai valori come l'amicizia e il rispetto dei meritevoli. Dotato inoltre di un estro fuori dal normale e di una sincerità che sconfina quasi nell'insolenza (bellissimo il capitolo in cui invitato da Minà alla Domenica sportiva spara a zero sui giornalisti e su Aldo Biscardi), merita un grande plauso per le sue lotte contro l'ipocrisia becera di certi ambienti.

Al riguardo riporto due passaggi significativi che ne sottolineano le doti umane.

"Quando qualcuno si espone nel sociale rimettendoci pure di tasca propria, deve difendersi quotidianamente da certe merde che non muoiono mai e che, con le loro invidie e i loro premi Nobel alla stupidità, ti remano contro sperando sempre e comunque che le cose ti vadano male".

"La parola mister è un muro di difesa costruito dagli adulti che hanno paura di confrontarsi e che io ho abolito da sempre. Pretendo che i miei ragazzi giochino con ENTUSIASMO, che aiutino i compagni, che liberino la FANTASIA rispettando ogni decisione arbitrale e, a volte, anche la stupidità degli avversari".

Nel complesso quindi siamo alle prese con una lettura spensierata che regala qualche sorriso, ma che sconcerterà i lettori puritani per l'eccesso di zelo e di sincerità dissacrante tipica del suo autore.

Ps che rende eloquente la filosofia di Vendrame: "Ho sempre detestato la Juventus, l'immagine dell'arroganza truccata da perbenismo. Per me vincere era un incidente di percorso, per loro una condanna. Basta indossare una maglia a strisce bianco-nera per non riuscire a capire la struggente bellezza della sconfitta."

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