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mercoledì 10 aprile 2013

Recensione narrativa: SPIAGGIA A MANO ARMATA (Umberto Lenzi, 2012).


Autore: Umberto Lenzi.
Anno: 2012.
Edizioni: Edizioni Rizzoli.
Genere: Giallo.
Pagine: 262.
Prezzo: 8.80 euro.

Commento Matteo Mancini
Quinto volume della serie Roma Assassina avviata nel 2008 dal regista Umberto Lenzi con il romanzo Delitti a Cinecittà e proseguita con un poker successivo di romanzi tutti incentrati su delitti connessi al mondo del cinema e aventi come protagonista un ex ispettore radiato dalla polizia per essersi opposto al regime e costretto così a fare il detective privato.
La cinquina ha in comune un ulteriore elemento. Tutti i romanzi vedono interagire il protagonista con attori, registi, giornalisti, pugili, medici e altri personaggi realmente esistiti e di grosso calibro. Inoltre, ciascun romanzo prende le mosse dal set di uno specifico film. Si parte con La Corona di Ferro (1940), proseguendo con il romanzo Terrore ad Harlem - che nonostante il titolo è ambientato a Cinecittà (il riferimento ad Harlem ha motivazioni di stampo razziale, difatti si trattava di un film anti-americano di propaganda politica) – e quindi con i romanzi Morte al Cinevillaggio (ambientato a Venezia al tempo della Rep. Di Salò) e infine Scalera di Sangue (dal nome della casa di produzione).
Si arriva così al quinto romanzo, forse il migliore è stato scritto da qualcuno.
Di sicuro, per il sottoscritto, è un libro speciale, probabilmente il più speciale che mi sia capitato di leggere.

Come ne sono entrato in possesso? Non è stato un caso... Prima un mio amico di penna, parlando di libri in generale e del mio Spaghetti Western Vol.1, mi ha destato curiosità dicendomi in modo vago: “Hai mai letto i romanzi di Lenzi?

Personalmente sapevo che Lenzi avesse dato vita alla serie di romanzi sopracitata, con protagonista un investigatore privato (Bruno Astolfi) espulso dalla polizia ai tempi del regime fascista. Sapevo altresì che questi romanzi, di ambientazione storica (siamo nel periodo finale della seconda guerra mondiale) erano tutti incentrati su delitti attinenti al mondo del cinema. Non potevo però certo sapere la succosa novità legata al quinto e ultimo episodio della serie. È stato lo stesso autore, il grande Umberto Lenzi, a rendermi edotto poco dopo l'uscita del libro avvenuta nell'ottobre del 2012: “Caro Mancini, sai che il mio ultimo romanzo è ambientato tutto a Tirrenia nel 1946?

Per un tirreniese purosangue come il sottoscritto, nonché grande appassionato di cinema di genere italiano e addirittura abitante al piano superiore del vecchio ufficio in cui venivano assunte le comparse impegnate a girare negli stabilimenti Pisorno (dunque in un edificio che ha nei suoi geni il marchio di fabbrica dei vecchi stabilimenti cinematografici di Tirrenia), ciò non poteca che essere un'occasione più unica che rara dato anche l'alone di nebbia scesa sulla cittadina e il completo smantellamento degli studios ormai avvenuto da decenni.

Eh, sì... forse non tutti di voi lo sanno, ma c'è stato un tempo in cui Tirrenia (piccola cittadina balneare tra Pisa e Livorno) prevaleva sulla Roma cinematografica al punto da dover diventare, nella mente dei suoi creatori, la futura Hollywood di Italia (proposito non mantenuto per svariate ragioni).

Dunque vedere riuniti, nella cornice della mia Tirrenia (ci sono però parti ambientate anche a Pisa, Livorno, Grosseto, Forte dei Marmi, Ponsacco e Viareggio), il giallo di un indagine, la penna di un grande maestro del cinema italiano che ha conquistato mezzo mondo (America compresa) e di cui ho visto e apprezzato buona parte della sua sterminata produzione cinematografica - dai war movies (probabilmente il suo fiore all'occhiello) ai polizieschi (insieme a Di Leo e Castellari, era il numero uno in questo genere) passando poi per i thriller, gli horror e per ultimo i due spaghetti-western (che sono meglio di quanto lo stesso Lenzi affermi) - non poteva che essere per me un qualcosa di eccezionale.

Lenzi da così vita a un giallo che potrei definire classico, piuttosto che pulp o adrenalinico, che fa dell'intreccio e dei vari sviluppi dell'indagine il suo punto di forza.
Tutto prende le mosse con il misterioso assassinio di una bellissima ragazza di Salerno fuggita dalla Campania perché costretta a prostituirsi da un c.d. pappone (qui sarà decisiva la confessione di una collega chiamata Alba Teverani, meglio conosciuta come Stella, che sarà di grande aiuto al detective). Giunta a Pisa, la poveretta, finirà per cadere in un giro addirittura ben peggiore della prostituzione, fino a essere raccolta da un ufficiale americano di colore (John Kitzmiller) e vedere così la luce al fondo del suo tunnel esistenziale con la scoperta del vero amore. Assunta come parrucchiera dalla produzione impegnata nelle riprese del film Tombolo Paradiso Nero (1946) diretto dal regista Giorgio Ferroni (che molti di voi ricorderanno tra i principali fautori del successo cinematografico di Giuliano Gemma nel mondo dello spaghetti-western grazie al film Un Dollaro Bucato uscito subito dopo a Una Pistola per Ringo), la giovane sarà trovata misteriosamente morta dopo aver avuto una strana visita nella macchia di Tombolo.

L'ufficiale americano, anch'egli impegnato come organizzatore nonché come attore nella lavorazione del film, sarà subito arrestato da una coppia di poliziotti burocrati che sbaglieranno pista per tutto il corso del romanzo (peraltro si renderanno protagonisti di tradimenti reciproci, il più giovane infatti tradisce regolarmente il suo superiore facendo scappatelle con la moglie siciliana dello stesso).

Ecco così che la troupe cinematografica ingaggia Bruno Astolfi che giunge da Roma a Tirrenia (anche se è di origini pratesi) e darà vita a una lunga e difficoltosa indagine, piena zeppa di false piste, errori, ma che lo condurrà a poco a poco vicino alla verità. Ne saranno una dimostrazione gli attentati che l'uomo dovrà subire, ma anche la serie di omicidi (alcuni dei quali fatti passare per suicidi o allontanamenti improvvisi dei diretti interessati) che cominceranno a verificarsi nel corso della storia. Il tutto porterà Astolfi sulle tracce di un motociclista che se ne va in giro con un cappellino da aviatore e con un feroce pastore tedesco il cui nome inizia per L (unica lettera rimasta attaccata su un enorme collare trovato sulla scena del delitto). Nel finale, che per ovvie ragioni non vi anticipo e in cui si respirerà un po' d'aria del mitico Edgar Allan Poe, il nostro troverà la soluzione del caso a Pisa, in pieno centro, addentrandosi nello spettrale Arno Dorato (non aggiungo altro, perché rovinerei la lettura).

Il protagonista della vicenda viene ben descritto da Umberto Lenzi nel corso di una presentazione avvenuta nel dicembre scorso al Cinema Arsenale di Pisa. “Astolfi è un presuntuoso, ma è anche intelligente e geniale. Ama il cinema e non ha assolutamente una regolarità di vita. A esempio non usa un taccuino come hanno tutti i poliziotti, ma scrive sui risvolti dei fiammiferi Minerva.
Ha un modo di agire estremamente toscano, molto forte. Ha anche grossi difetti. Beve molto fernet, beve solo quello talvolta mischiato al chinotto. Voi direte: Ma è pazzo?! E invece lui lo beve regolarmente. Fuma molte sigarette e come al solito si trova sempre invischiato in situazioni più forti di lui, però è un personaggio che ha un background importante. Quando era studente universitario e stava per laurearsi in legge è stato pugile dilettante e ha conosciuto allora molti pugili professionisti
”.

La descrizione del regista calza a pennello. Molto acuto, assai di più degli ex colleghi che tentano di aiutarlo nel corso dell'indagine (prendendo sempre pugni di mosche e innocenti a causa di tutta una serie di pregiudizi ivi compresi quelli razziali), avrà la fortuna di assere assistito da personaggi che potremmo definire delle guest star: il medico legale FOLCO DOMENICI (professore di medicina legale di Lenzi ai tempi universitari c/o l'università di Pisa) che collegherà il collare all'assassino, il giornalista INDRO MONTANELLI, il simpaticissimo ALDO FABRIZI (protagonista del film Tombolo Paradiso Nero) che regala battute e guasconerie per tutto il tempo, e via con GIORGIO FERRONI, MARIO MAFFEI (anche lui regista realmente esistito), il giornalista del Tirreno di Livorno SANTINI, l'ex pugile Vero MAZZINGHI forse parente del più famoso Mazzinghi e molti altri tra cui anche FEDERICO FELLINI.

Un cocktail che definirei esplosivo che rende spassosa la lettura complice uno stile molto scorrevole e soprattutto una ricostruzione storico-geografica quasi maniacale. Lenzi ha svolto un eccezionale lavoro di indagine (ci sono nomi di alberghi veri, di vie, viali), ha recuperato documenti quasi perduti e ha ricostruito il tutto nei minimi dettagli (compreso il richiamo alle banconote stampate al posto della lira dagli americani). Ho gradito moltissimo (in quanto non ne ero a conoscenza) la descrizione degli studios della Pisorno con la presenza dei prigionieri tedeschi impegnati a lavorare all'interno. Ecco il passaggio in questione: “In un angolo recintato, davanti agli altri due teatri di posa, era allineata una serie di grandi contenitori in ferro contrassegnati dalla scritta “OFF LIMITS – NO TREPASSING”. E, con sorpresa, scorsi al di là della recinzione un viavai di militari che indossavano uniformi stracciate della Wehrmacht e scambiavano tra loro frasi gutturali in tedesco. “Sono i prigionieri di guerra, addetti ai lavori pesanti” mi spiegò Pellegrini. “Si tratta di gruppi non ancora rimpatriati per motivi disciplinari o perché ritenuti responsabili di reati specifici.”
Dunque un evento storico di cui io stesso non ne ero al corrente, almeno in considerazione della data in cui è ambientato il romanzo: il 1946.

Abbiamo anche ghiottonerie per gli amanti dei revival con una vera e propria colonna sonora costituita da molteplici “intermezzi musicali”, con stralci di testi di brani dell'epoca, e persino notizie di vario genere come il riferimento alla vittoria di Biondetti nella Millemiglia del '47 davanti a Nuvolari (corsa che ha ispirato anche il celebre pezzo di Lucio Dalla) o all'ippodromo di San Rossore dove si svolge una corsa prestigiosa dove corre un certo Hernani, figlio del grande Rigoletto.

Ecco però la descrizione che Lenzi fa di Tombolo, a inizio romanzo, che vi riporto giusto per farvi conoscere il contesto. “Conosci Tombolo? E' il lungo tratto di pineta tra Livorno e Pisa, dopo il Calambrone e prima di Tirrenia... Questa pineta è divenuta il ricettacolo di un gran numero di disertori americani di pelle nera, di segnorine, di lestofanti, contrabbandieri, ladri e lenoni, che hanno messo in piedi un vero e proprio villaggio fuorilegge. La pineta di Tombolo è un groviglio inestricabile, vi hanno piazzato baracche, filo spinato, trappole di ogni genere. Se ti avvicini ti ricevono a raffiche di mitra. Comanda la malavita, associata nei traffici con i neri che hanno disertato, perché non vogliono tornare in Alabama, in Georgia e negli altri stati razzisti del Sud.

Quindi un libro scritto con stile sobrio, senza tanti virtuosismi ma con ritmo piuttosto sollecito sebbene gli sviluppi non siano immediati. Il pregio maggiore dell'opera sta proprio in questo, nella capacità di suscitare una certa verosimiglianza dovuta al fatto che la soluzione finale si rivelerà sofferta e faticosa e non un qualcosa di immediato dove si prende al volo la pista giusta. Del resto è lo stesso Lenzi ad affermare: “Quello che ho scritto è tutto vero!
La cura nell'ambientazione e la presenza di personaggi realmente esistiti costituiscono un valore aggiunto.

Da notare l'omaggio di Quentin Tarantino, fresco dal successo del western Django Unchained (2013), che campeggia in copertina: “Lenzi è uno dei miei maestri. Sono un suo grande ammiratore”.
Il volume è cartonato ed è edito da Rizzoli in una ottima confezione.
Per quel che mi riguarda, spero che Tarantino si legga il romanzo e si interessi alla storia dei vecchi studios Pisorno caduti nell'ombra dopo un inizio di carriera folgorante. Sarebbe assai prestigioso per Tirrenia.

Da recuperare e un mio sentito ringraziamento a Umberto Lenzi per essersi interessato a Tirrenia e avervi ambientato un suo romanzo.

Al link sotto riportato trovate le presentazione di UMBERTO LENZI presso il CINEMA ARSENALE di PISA.
http://www.youtube.com/watch?v=tEjN9BciGwQ

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