Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

mercoledì 13 marzo 2013

Recensione narrativa: Il Mago (William Somerset Maugham)


Autore: William Somerset Maugham.
Anno: 1908.
Edizioni: Newton.
Genere: Horror esoterico.
Pagine: 190
Prezzo: 1 euro.

Commento Matteo Mancini
Romanzo estemporaneo nella produzione narrativa del drammaturgo francese di origine inglese William Somerset Maugham. Pubblicato per la prima volta nel 1908, The Magician è una delle opere minori dello scrittore, ma non per questo meno note tanto che già nel 1926 era stata trasposta su pellicola per la regia di Rex Ingram.

Le indubbie qualità di Maugham emergono nettamente, piuttosto che nell'intreccio, nella sconfinata abilità nel tracciare le caratterizzazioni dei personaggi coinvolti nella vicenda. Sono proprio le sfaccettature dei protagonisti e soprattutto i calibrati dialoghi a fare la differenza per una storia che può tranquillamente inserirsi nel filone dei racconti e dei romanzi fantastici degni di una penna della scuola Golden Dawn (il riferimento va ai vari Arthur Machen, Algernon Blackwood, Conan Doyle e compagnia). Non è infatti un caso se il principale ispiratore del romanzo è quel Aleister Crowley, scheggia impazzita dell'ordine esoterico citato, conosciuto tutt'oggi come uno dei principali occultisti del novecento. Conosciuto personalmente da Maugham, Crowley altro non è che la base ispiratrice dell'antagonista del romanzo ovvero il mago Oliver Haddo.

Così Maugham intesse una storia che potremmo definire una tragedia sentimentale dominata dalla passione e dal romanticismo, ma anche dall'inganno e dalla gelosia, e filtrata dalla lente della magia e della psicologia antesignana ai "numeri" spettacolari compiuti dagli odierni "mentalisti".

Tutto ruota attorno alla losca e affascinante figura del mago Oliver Haddo, un'illusionista alchemico che vuole ergersi a Dio vivendo nel sogno di creare degli esseri viventi dalle forme umane i c.d. homunculi.

Presentato come un sagace e stravagante manipolatore di menti nonché esperto di letteratura e pittura, Haddo si caratterizza per una mole spaventosa, ricoperto da strati di grasso che lo rendono impacciato nei movimenti ma non a sufficienza per frenarlo dal compiere imprese all'apparenza impossibili (come uccidere fiere feroci in piena Savana, resistere al veleno di serpenti letali, sedurre donne dalla bellezza disarmante, mettere in fuga animali con il semplice contatto di una mano, apparire in modo furtivo senza destare attenzioni) o per portarlo a irridere il prossimo con una tagliente ironia funzionale a essere letta su più livelli. In un passaggio dirà: "Non avrò vissuto invano se riuscirò a insegnarle che lo stiletto dell'ironia è uno strumento più efficace del manganello dell'insolenza."

Contrapposto al mago troviamo il razionale e impassibile chirurgo Arthur Burdon, un uomo di mezza età sprovvisto di umorismo che ritiene la magia e l'alchimia una cialtroneria messa in piedi da abili millantatori. Atteggiamento che porterà il vanitoso e pomposo Haddo ad odiarlo, al punto da mettere in scena un piano diabolico di estrema crudeltà. I due dimostreranno di avere solo una cosa in comune: il coraggio.
A fungere da ago della bilancia della contesa è una giovane donna appassionata d'arte promessa sposa del chirurgo, ma che finirà con lo sposare il mago in quanto ipnotizzata e piegata mentalmente dal carisma dello stesso. Spinta in una spirale di perversione fatta di gioco d'azzardo e volgarità varie, la giovane respingerà il chirurgo fino alle estreme conseguenze finali anche perché schiava della potenza del marito capace di evocare mondi infernali e di avvelenarle il subinconscio in virtù delle proprie capacità mentali. Al riguardo è di impressionante bellezza onirico/estoerica un passaggio inserito da Maugham a metà romanzo che pare estratto da un'opera degna della firma di Arthur Machen, con tanto di alberi di cabalistica memoria e il dio Pan intento a suonare il flauto assumendo pose blasfeme al cospetto di dannati dispersi in lande desertiche.

Accanto ai due troviamo due personaggi secondari: un dottore che si pone a metà strada tra il mago e il chirurgo e che aiuterà quest'ultimo a evocare degli spiriti; e la dama di compagnia della promessa sposa del chirurgo che finirà per innamorarsi di quest'ultimo.

Questi i temi principali, conditi da stralci estrapolati da manuali di alchimia, kabbalah ed esoterismo, che hanno un epilogo in un finale pirotecnico in puro stile horror/gotico.

Esaltato da una prima metà parte di eccezionale qualità da cui è possibile estrarre persino molteplici aforismi, il romanzo, a parte il bellissimo capitolo conclusivo (abbiamo una villa in cui i protagonisti penetrano quasi come fosse una scatola cinese, passando di stanza in stanza senza che vi siano corridoi), paga una seconda parte molto lenta che appesantisce il ritmo.

In definitiva siamo alle prese con un romanzo in cui dominano le caratterizzazioni dei personaggi rispetto alla storia che rimane secondaria (in sintesi si tratta del "furto di donna" messo in atto per vendetta da un uomo a danno dell'altro), e che sarà particolarmente gradito agli amanti dei testi con forte impronta esoterica e a coloro che invece privilegiano storie dal taglio classico. Non indicato a chi cerca horror densi di azione o con taglio investigativo.

Nessun commento:

Posta un commento