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martedì 9 ottobre 2012

Recensione Narrativa: SAGGEZZA STELLARE (AA.VV.a cura di D.M. Mitchell)



Autore: AA. VV.
Curatore: D.M Mitchell.
Anno: 1994.
Editore: Einaudi.
Pagine: 190.
Prezzo: 13.000 lire.


Commento Matteo Mancini.
Originale omaggio anglo-americano al mito di H.P. Lovecraft che mischia le tematiche dello scrittore di Providence con massicci ammiccamenti all'erotismo e a uno stile narrativo vicino alla recente corrente fantascientifica del connettivismo.
Sono tredici i racconti che appaiono nella versione (tagliata) italiana, firmati da un mix di autori conosciuti nel panorama fantascientifico/orrorifico che hanno in James G. Ballard e Ramsey Campbell le loro punte, e un folto gruppo di scrittori alla loro unica apparizione in Italia.

Rispetto alle canoniche antologie legate alla narrativa lovecraftiana, Saggezza stellare si segnala per il suo voler essere sperimentale e dunque fresca e svincolata dai classicismi. Ne deriva un lotto di racconti capaci di evocare immagini visionarie fortissime, in cui l'orrore si unisce all'incubo assumendo contorni distorti che proiettano il lettore in dimensioni dominate dalla follia più malata, lasciandogli un senso di inadeguatezza e smarrimento mentale.
Molti i testi in grado di disturbare a fondo, magari anche se solo in alcuni frangenti. Il voler esser sperimentali a qualunque costo, però, determina anche delle controindicazioni con almeno tre/quattro racconti illeggibili o quasi, a causa di stili narrativi troppo leziosi e infarciti di tecnicismi che potranno esaltare gli amanti del cyberpunk ma finiranno con il far storcere il naso a tutti gli altri (fan di Lovecraft compresi).

La palma del migliore va al racconto del curatore D.M. Mitchell, Reparto 23. La prima particolarità, vista la qualità del racconto, sta nel fatto di essere l'unico testo di questo autore a esser stato tradotto in Italia. La storia è ambientata in un reparto di psichiatria in cui i pazienti assumono strani comportamenti: ballano in cerchio e intonano canti in lingue sconosciute. Preoccupato, il primario scopre che il fenomeno non è limitato all’ospedale ma riguarda anche il mondo esterno. Tutto è legato al passaggio di una stella nomade che preannuncia l’avvento del secondo messia: l’anticristo.
Siamo alle prese con un horror a tutti gli effetti, che ricorda un po' alcuni soggetti di Valerio Evangelisti della saga Eymerich (penso a Picatrix) e che si chiude con un epilogo apocalittico. Davvero un'ottima prova!

Assai qualitativo è anche Prigioniero dell'Abisso di Corallo, firmato da un maestro indiscusso della fantascienza britannica e non solo: James Graham Ballard.
Il racconto è solo velatamente orrorifico e ha poco da spartire con le tematiche lovecraftiane, se non un'atmosfera marcescente proiettata al passato più siderale. Protagonista è un insegnante in escursione in una grotta marina. Qua trova una conchiglia del periodo cambriano, e soprattutto una donna avvolta da una vestraglia che lo invita ad ascoltare dentro il reperto. L’insegnante accetta l'invio e, accompagnato da suoni lontani, viene rapito da una serie di immagini del periodo preistorico dove dinosauri e leviatani scorrazzano nello stesso luogo in cui egli si trova.
Anche questo è un grande testo, molto evocativo, sebbene sia più legato al genere fantastico. Ballard, come sua abitudine, fa largo ricorso alle metafore, usando il mare in una connotazione simbolica: esso è l'emblema del ricordo della madre Terra.

Si torna all'horror con quello che forse, tra i racconti proposti, è l'omaggio più legato alle tematiche del solitario di Providence. Lo firma Don Webb, esponente statunitense della narrativa cyberpunk. Webb tuttavia, a differenza di altri colleghi raccolti da Mitchell, adotta nella fattispecie uno stile più consono all'operazione. Esce così fuori Il Rumore di una Porta che prende le mosse quale resoconto di uno scherzo ordito da un trio di burloni che pagheranno a caro prezzo la loro superficialità. Tutto ruota attorno a uno scherzo per beffare i fan di Lovecraft. I tre infatti inseriscono su un forum monotematico il titolo di un film fasullo dicendo che lo stesso ha ispirato la narrativa del solitario di Providence e che ne è in circolo una sola copia. Convinti di avere il controllo del gioco e ben felici di vedere le risposte degli utenti della rete, con alcuni che sostengono di aver visto il film sebbene esso non esista, finiranno per cadere a loro volta vittime di quello che sembrerebbe essere un gioco ma che invece non lo è. Ciascuno dei tre viene contattato da individui misteriosi che segnalano la presenza di una località, alle Hawaii, che avrebbe ispirato i testi di Lovecraft e da cui, attraverso dei ciclopici edifici di basalto, sarebbe possibile acquisire la saggezza mentale evocando le divinità astrali autrici delle sculture. Attratti dagli inviti, i tre finiranno coinvolti in qualcosa di più grande di loro e scopriranno, a loro spese, misteri su cui non avrebbero dovuto indagare.

Regala sprazzi di grande narrativa dell'orrore anche l'inglese David Conway, altro sconosciuto alla sua unica apparizione in Italia, che sfiora il capolavoro con Statica Nera. Il suo è un misto tra cyberpunk, orrore a metà strada tra La Cosa di Carpenter e Alien di Ridley Scott, pennellate alla Clive Barker (soprattutto sul finale con un uomo ermafrodita abbandonato in mare, dilaniato e completamente scarnificato, con squali affamati che gli divorano la carne) ed esoterismo fantastico espresso alla massima potenza (con vari simboli pagani che fanno la loro comparsa). Purtroppo un prologo e un epilogo eccessivamente leziosi nonché appesantiti dalla ricercatezza di terminologie tecniche penalizzano, a mio avviso, il risultato rendendo difficile la comprensione del tutto.
Qua abbiamo una spedizione di scienziati e militari incaricati di gettare luce sull'improvvisa scomparsa di un gruppo di astronomi confinati in una stazione eretta nel bel mezzo dell'oceano, su di un'isoletta non abitata. Gli astronomi infatti non danno più segnali di vita, al punto che si mormora della diffusione di un virus che li ha uccisi tutti.
Giunti in loco, la squadra di salvataggio si imbatte in quella che sembra essere la scena di un suicidio di massa. I cadaveri degli astronomi, tuttavia, manifestano delle strane metamorfosi anfibie e vengono ritrovati avvolti in cabine che sembrano quelle utilizzate dagli astronauti per ibernarsi nello spazio. Inoltre, hanno posizionato sul capo un caschetto finalizzato a trasmettere immagini di una realtà virtuale sconosciuta. Si scoprirà così che il responsabile del progetto, un folle interessato all'occulto e alla ricerca di vita extraterrestre nell'universo, ha intercettato dei rumori provenienti dallo spazio siderale capaci di determinare delle mutazioni genetiche nel corpo delle persone per farle evolvere nelle grandi dinastie che dominavano la Terra al tempo dei dinosauri e a cui va il merito dei più grandi progressi dell'umanità. La follia e la morte saranno così il destino della squadra di salvataggio, mentre un orrore apocalittico investirà la Terra. Dunque un grande testo, però non sempre facilemnte seguibile per il vezzo di Conway di scendere troppo spesso in tecnicismi scientifici.

Meno qualitativi, ma comunque sufficienti e decisamente conditi da una forte componente erotica, sono i testi di tre veterani come Ramsey Campbell, Alan Moore e William S. Burroughs nonché del giovane Robert M. Price (altro all'unica traduzione in Italia). Dei quattro i più brillanti si rivelano proprio quest'ultimo e Ramsey Campbell. Entrambi, non disdegnando velati passaggi filosofici, portano in scena delle sette che contemplano le orgie come strumento esoterico.
Price con Percorso Perverso chiama in causa uno studente universitario, appassionato della narrativa di De Sade e di Gilles De Rais, interessato a sperimentare qualunque forma di esperienza sessuale. Il giovane è convinto di trovare nel sesso la pace dei sensi e il vero senso della vita. Un giorno, per caso, scopre l'esistenza di una setta dedita a praticare riti orgiastici all'interno di una Chiesa semi abbandonata. Motivato a farvi parte, decide di superare le varie prove iniziatiche proposte dal santone di turno. Le azioni prevedono rapporti sessuali omosessuali, zoofilia, necrofilia e infine stupro. Annesso all'orgia, il giovane scoprirà che dietro a tutto c'è una creatura tentacolare che si nutre della vitalità dei partecipanti attraverso alieni organi sessuali. La visione lo porterà a scegliere la via della castità.

Non dissimile, anche se meno qualitativo e sicuramente meno caratterizzato, è Potenziale del più famoso Campbell. Qua abbiamo un uomo di mezza età, annoiato dalla vita di tutti i giorni e alla ricerca di sé stesso, che decide di partecipare a una festa da ballo dei figli dei fiori. Isolato dal gruppo di giovani, viene avvicinato da un uomo depresso che da l'impressione di essere un giornalista. Questo lo convince ad abbandonare la festa per recarsi in un posto abbandonato in possesso di una setta che studia la via per sviluppare il potenziale della mente umana. Giunto in loco, il protagonista sarà messo davanti a un bivio: uccidere una donna seminuda legata a un palo e apparentemente ferita oppure uccidere colui che l'ha portato là dentro. La scelta farà nascere un mostro che uscirà direttamente dal corpo dell'uomo e che gli adepti della setta stavano attendendo da anni. Dunque un testo sinistro, dal finale ambiguo che si presta a varie interpretazioni comprese quelle metaforiche.

Ancora più perversi, ma discontinui, i testi di due grandi maestri come Burroughs e il fumettista Alan Moore. Il primo con Muore il vento, Muori Tu, Muoriamo Tutti, tratteggia un autentico delirio incastrato in quella che si rivelerà essere una vera e propria scatola cinese. Difatti troviamo un uomo intento a leggere un racconto di un altro uomo che, a sua volta, legge un racconto di un altro che legge un racconto. Nell’ultima storia però i fatti narrati in una cittadina desolata, non più protetta dai venti di Dio, diventano realtà a causa di un virus sconosciuto che finisce per lo stazionare nell'atmosfera. Le donne si trasformano così in bizzarre creature, con chele al posto delle mani, coda di scorpione e mammelle pendule di cuoio, costringendo gli uomini in trincee. Dunque un racconto con passaggi non sempre all'altezza della situazione, ma con un epilogo d'effetto a dir poco bizzarro.

Sceglie invece la via del sequel del lovecraftiano L'Orrore di Red Hook, Alan Moore (papà di sceneggiature come V per Vendetta e Watchmen) proponendo Il Cortile. Rispetto al testo di riferimento, scompaiono i riferimenti esoterici a favore di un taglio più sci-fi. Qua, a giustificare le indagini di un agente federale chiamato a risolvere una serie di truculenti delitti perpetrati da individui diversi e privi di un collegamento apparente (se non l'asportazione di parti anatomiche), è l'utilizzo di una droga nuova capace di stimolare un nuovo e sconosciuto linguaggio. Le indagini si orientano così in un ambiguo locale notturno: lo Zotique (citazione a C.A.Smith).

Qualche buon passaggio per gli altri quattro testi, ma racconti difficili da assimilare, al punto da rendere difficoltosa persino la stesura di una semplice sinossi, e che paiono dei veri e propri trip inflazionati da termini tecnici che ne fanno delle vere e proprie “seghe mentali”. Tra essi meritano una lettura, solo per la forte capacità di evocare deliranti immagini oniriche, Lovecraft in Cielo di Grant Morrison (altro fumettista, piuttosto noto agli amanti della saga X-Men), il quale, dopo aver parlato delle difficoltà relazionali nonché sessuali di Lovecraft, porta in scena l'autore in punto di morte assillato dai deliri (vede persino il padre e la madre amoreggiare sotto terra) ma ancora capace di prendere appunti per le sue storie, ed Estratto dalla bocca del consumatore di Michael Gira (bellissimo uno stralcio in cui si assiste alla descrizione di un corpo smembrato in più parti capaci comunque di vivere di vita autonoma, con tanto di testa decapitata parlante).
Completamente illeggibili i testi di D.F. Lewis (parodia fuori di testa la sua) e di Adèle O. Gladwell.

In definitiva Saggezza Stellare, nonostante si proponga come una raccolta nel segno di Lovecraft, non è un testo destinato a un pubblico affamato di storie di pronta soluzione o comunque caratterizzate da uno stile impersonale o commerciale. La quasi totalità dei racconti si distingue per un taglio sperimentale distante dallo stile del solitario di Providence e con molti riferimenti erotici pressoché presenti in quasi tutti i testi. Ne deriva un lotto di racconti che si alternano tra storie oniriche basate su una struttura ben definita e altre (penso ai testi degli sconosciuti Gira, Gladwell, Morrison) che invece, pur mantenendo la componente visionaria, sono prive di una scheletratura di fondo e diventano dei veri e propri trip (alcuni sono una sorte di flash sulla salute mentale di Lovecraft) difficili da seguire per chi legge (direi persino impossibili per chi è avvezzo solo di letture commerciali). Voto: 6,5=

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