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domenica 19 agosto 2012

Nuova recensione (autrice Mariangela Sansone) per SPAGHETTI WESTERN VOL.1 di Matteo Mancini



Riporto di seguito la seconda recensione ricevuta dal mio saggio SPAGHETTI WESTERN VOL.1, a scriverla è MARIANGELA SANSONE (http://www.sentieriselvaggi.it/articolo.asp?sez=15&art=47742).

Matteo Mancini disegna le solide architetture di un genere affascinante e polveroso, scandagliandone le origini e ripercorrendone le evoluzioni. “Spaghetti Western, l’alba e il primo splendore” è il primo di tre volumi, edito dalle Edizioni il Foglio; è un testo accattivante che affronta il decennio che va dai primi anni '60 sino ad arrivare a ridosso dei '70, offrendo una disamina accurata ed approfondita del filone. Un’opera che non mancherà di farsi notare anche da chi si accosta per la prima volta alle lande arse dal sole dell’immortale Western di casa nostra.

In pochi si sono spinti così lontano per le lande polverose di un genere che ha reso il cinema italiano noto a livello internazionale; in pochi hanno cavalcato attraverso questo cinema con un’analisi così minuziosa, alla riscoperta delle sue retrovie, tentando una definitiva pacificazione tra l’osannato cinema d’autore ed i prodotti confinati nella serie B; in pochi hanno scavato fino alle profondità delle viscere di un genere, a volte odiato ed a volte amato, ma spesso poco conosciuto come il Western, in particolare nella sua declinazione nostrana. “Spaghetti Western. L’alba e il primo splendore del genere (anni 1963-1966)”, di Matteo Mancini, è il primo di tre volumi dedicati al Western italiano, edito dalle Edizioni Il Foglio, la cui collana cinematografica è ormai una splendida e consolidata realtà editoriale che ha dato recentemente alla luce eccellenti prodotti come “Il cinema di Don Siegel” di Fabio Zanello, responsabile della collana, e “Polar 2.0 Il poliziesco francese del nuovo millennio” di Mariolina Diana e Michele Raga, chicche golose per appassionati cinefili, e continua a dedicare ammirevole attenzione a risvolti ancora troppo nascosti, ma fondamentali, della storia del cinema.



L’Autore, cultore del cinema di genere, nonostante la sua giovane età, ha già alle spalle diverse pubblicazioni con la casa editrice Il Foglio, tra cui le antologie horror “Sulle rive del crepuscolo” e “L’occhio sul crepuscolo”; nel 2012 sarà sceneggiatore ed aiuto regista di un thriller dalle atmosfere anni '70 e con forti tinte erotiche, con la regia di Francesco Bernardini. Matteo Mancini, nel suo testo dedicato agli “Spaghetti Western”, conduce per mano il lettore nella terra arsa dal sole di un eterno mezzogiorno di fuoco, una landa desolata in cui si incrociano i proiettili e gli spari riecheggiano nella notte, una frontiera lontana, dimenticata da Dio ed infestata da uomini feroci. Il libro tratteggia una complessa e ricca geografia di storie, titoli ed aneddoti; si tratta di un’opera che ripudia la linearità classica dei percorsi monografici, presentandosi come un prisma caleidoscopico che si ispira alle strutture comunicative della Rete, e come un blog o un diario virtuale affianca commenti di bloggers cinefili e di critici di settore all’interno di perimetri ideali e sfumati, offrendo punti di vista diversi e contrapposti sulla fenomenologia di un genere multisfaccettato, poliedrico e mutevole.



Il boom dei film di Sergio Leone fece sì che il Western di tutto il mondo fosse condizionato dall’estetica italiana, una formula a base di sangue, polvere e spari, infiniti spari che riecheggiavano ossessivamente anche nelle colonne sonore che accompagnavano le pellicole. Sarebbe però blasfemo pensare che la storia di questo cinema sia lineare, omogenea e che parta e finisca con Sergio Leone. In questo mondo si sono calati tanti grandi autori del cinema italiano, Dario Argento, Mario Bava, Lucio Fulci, Tinto Brass, Pier Paolo Pasolini e Pietro Germi; come la pelle di un serpente, le opere di questo filone mutano, i suoi toni passano dalla tragedia classica alla commedia dell’arte, fino all’atellana, sorvolando e sfiorando l’arte Pop, il Surrealismo ed il Verismo e vi affluiscono e confondono tutte le tendenze narrative coeve, dal gotico al giallo, dal thriller al gore più forte che caratterizzò alcune pellicole. “Il western italiano è altro - dice l’autore - è l’imprescindibile punto di partenza per il thriller e soprattutto per il poliziesco all’italiana”. In questo suo primo volume, Matteo Mancini affronta un viaggio lungo il decennio che ha accompagnato l’epifania di ben 400 titoli; un decennio di transizione e trasformazione, frenetica e repentina, che aveva in sé già i prodromi della rivoluzione degli anni di piombo; una lenta deriva della moralità, una generale assenza di valori manifesti ed il dominio incontrastato del fato che legittima l’affermazione della violenza come unico strumento di soluzione dei conflitti.



L’Autore parte scandagliando il background filmico, scavando tra le origini del genere, offrendo una disamina approfondita che raggiunge elementi di connessione apparentemente lontani, come il Wild West Show di William Cody, in arte Buffalo Bill, in cui “non era ancora maturata quella malinconia tipica delle cose perdute”, i proto-western ed i fumetti ispirati alle storie di cowboys e pistoleri, come Capitan Miki, Il Piccolo Ranger, Zagor, gli Zorro movies, i Sauerkraut Western ed i Chorizo Western. Un viaggio a ritroso con un occhio rivolto alla storia ed all’evoluzione sociale che facevano da sfondo, senza mai tralasciare aneddoti gustosi. Dal secondo capitolo in poi viene affrontata, quasi anno per anno, la produzione cinematografica del Western, attraverso delle ricche schede corredate di commenti, citazioni, curiosità su attori e registi e golosità a iosa per i cinefili. Si analizzano così la stratificazione e l’evoluzione delle architetture del Western, dai pre-leoniani fino ai western politici e bizzarri firmati dai grandi autori, che iniziano a circolare nel 1966, quando il Western “acquisiva una valenza metaforica, essendo un vero e proprio strumento e contenitore in cui inserire problematiche contemporanee”. Procedendo in maniera agile e dinamica, l’Autore si avvale di un linguaggio moderno, fluido ed accattivante che trae ispirazione dai rivoli cinefili della rete; dalla sua opera trapela una forte ed autentica passione, un magma sovversivo ed affascinante che travolge il lettore appassionato del genere ma anche chi si avvicina per la prima volta al Western, anche grazie alla sua accattivante veste grafica.

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