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lunedì 9 luglio 2012

Recensione Narrativa: Le Dieci Morti di Tran-Silvana

Autore: Giovanni Buzi.
Genere: Horror/Erotico.
Editore: Il Foglio Letterario.
Pagine: 164
Prezzo: 14 euro.

Commento Matteo Mancini
Quella che mi trovo ad analizzare oggi è un'antologia inserita nella collana Fantastico & Altri Orrori delle Edizioni Il Foglio Lettario di Piombino, collana che ho di fatto saccheggiato quasi in tutta la sua interezza e che è densa di perle tra cui ricordo Cambio di Stagione e L'Incrinarsi di una Persistenza di Cometto, Five Fingers di Luca Barbieri e La Signora dalla Maschera d'Oro di Giovanni Buzi. A differenza dei volumi citati, Le Dieci Morti di Tran-Silvana è un'opera particolare, destinata a un pubblico più circoscritto rispetto a quello interessato al puro e semplice horror.

Buzi, qua alla sua ultima opera peraltro uscita postuma complice la prematura scomparsa dell'autore-pittore, osa oltre ogni limite e lo fa fin dalla copertina del libro. La sua è una scelta coraggiosa sotto tutti i profili, "imposta" persino all'editore a partire dal disegno eletto a copertina e scelto direttamente tra i tanti dipinti dell'autore (molte le sue mostre, si ricorda).

Non c'è da meravigliarsi di questo, Giovanni è sempre stato un anticonformista, una persona che diceva sempre quello che pensava e che mostrava un temperamento che, in una società come la nostra, non può definirsi che coraggioso seppur rispettoso e in linea con la volontà propria della persona e dunque naturale, libero da ipocrisie e sincero. Ciò detto credo che nella fattispecie la generosità di Giovanni abbia forse esagerato, quanto meno sotto il versante commerciale ma sono certo che Giovanni questo lo sapeva e che nell'occasione poco gli interessava. Non è per fare il bigotto, ma immaginatevi di leggere un libro con una copertina come quella che vedete qui in alto su un autobus o su un treno? In quanti avrebbero il coraggio di leggere il libro in pubblico...? Francamente credo in pochi, comunque la scelta di Buzi rispecchia la personalità di un autore estremo nel vero senso della parola, ma dotato di una tecnica narrativa sopraffina al contempo essenziale ed elegantissima, con gusto particolare per la contaminazione tra erotico e orrore di stampo fantastico, ma anche per i colori, i profumi, l'onirico e le mutazioni della carne.
Non è certo un caso se ho più volte accostato Buzi a Clive Barker, un paragone per nulla irriverente per un autore eccezionale per le capacità visionarie e la fantasia deformante che lo rendeva secondo a pochi nel panorama della narrativa italiana; un vero e proprio artista dell'eccesso e della contaminazione tra generi.

Ne Le Dieci Morti di Tran-Silvana la passione di Buzi per l'horror e l'erotico spiccano in modo esponenziale. Buzi non perde occasione per passare da contesti a luci rosse a veri e propri momenti hard-core, ma sempre con grande cura per le scenografie ricche di sculture, colori, candelabri e mobilia sopra le righe nonché impreziosendo i soggetti con l'inserimento di elementi fantastici talvolta ai limiti del mitologico (penso a teste di Medusa, riferimenti all'antica Roma e via dicendo).

I racconti proposti sono dieci, alcuni di essi, come il lovecraftiano Sotterranei o il giallo La Collana di Perle Celesti sono già apparsi altrove e con notevoli risultati. Quest'ultimo infatti permise a Buzi di aggiudicarsi il prestigioso premio Profondo Giallo 2005 con successiva pubblicazione del racconto in appendice a un numero della collana Giallo Mondadori. Si tratta di un giallo che, al di là degli ottimi e veloci dialoghi, secondo me non è tra i migliori lavori di Buzi, soprattutto a causa di un finale poco chiaro in cui si cerca di innescare la canonica girandola di colpi di scena per smascherare l'identità di un serial killer di studenti universitari (omosessuali) che fa collezione di occhi celesti dopo aver ucciso le prede con un colpo di tacco a spillo sul cuore. Nell'antologia è presente anche un secondo giallo, Senza Cuore, in cui fa la comparsa l'indagatrice "ufficiale" di Buzi già protagonista di altre opere: Lucilla Simonetti.

Il livello generale dei racconti è buono con punte di eccellenza. Purtroppo, a mio avviso, il risultato complessivo viene in parte penalizzato dalla scelta di mettere come protagonista in tutti i racconti, oltre alla location (che è quasi sempre Roma), una splendida donna che poi si scoprirà essere un trans e che non ha nulla a che fare con le altre protagoniste delle altre storie se non avere in comune il medesimo nome (appunto Silvana). Questo aspetto, se da un lato funge da trait d'union, rende un pizzico stucchevoli e ripetitive le opere, perché lascia (almeno a me) sorgere l'idea di una forzatura per rendere i soggetti alternativi rispetto alla solita figura della femme fatale (a me decisamente più gradita, lo confesso ma non era certo un segreto) di hollywoodiana memoria.

Ciò posto non si può non lodare il grande impegno dello scrittore nel tessere uno stile elegantissimo, attentissimo ai colori, ai profumi e all'arte; passioni che trasudano da ogni testo. In particolare ho trovato bellissimi gli horror con atmosfere e struttura simile ai miei amati racconti dei primi novecento: Ghiaccio e Sotterranei. In entrambi testi protagonista è un giovane che si dovrà sposare nel giro di pochi mesi, ma che finisce stregato nel primo caso da una voce lontana che si irradia dal nord Europa fino a Roma, e che si scoprirà appartenere a una sorta di arpia mummificata (potrebbe essere anche una vampira) intrappolata nel ghiaccio che potrà trasformarsi in una creatura volante mezzo uomo e mezza donna solo bevendo il sangue del protagonista, nel secondo caso da una donna avvolta in una tunica verde (poi si scoprirà essere una sorta di medusa omosessuale che vive nei bassifondi di Roma). I due testi sembrano voler omaggiare, seppur con piglio personale, rispettivamente R.E. Howard e H.P. Lovecraft.

Ultra visionario, da Gioventù Canniable, è anche l'horror psicotropo Estatiche Tigri in cui abbiamo due studenti universitari drogati fino ai capelli e in caccia continua di ragazze da adescare in discoteca. L'assunzione di una nuova droga sintetica causa a uno dei due delle visioni terrificanti. Il giovane si convince di esser braccato da da due tigri libere di ucciderlo nei bagni della discoteca. Gli animali sarebbero un transessuale e l'amico del giovane trasformatesi in bestie (mannare) sanguinarie. Quello che però sembra essere un delirio paranoico si scoprirà poi essere terribile verità. Il giovane e il trans, drogati fino al midollo, sono finiti senza accorgersene (anche il lettore con loro) in una gabbia dello zoo: quella delle tigri!
Si tratta di un testo onirico al mille per mille che lavora molto sul senso della vista e dell'olfatto (il tanfo del fiato delle bestie) per stupire il lettore in una progressione adrenalinica che cresce di intensità pagina su pagina. Resta un po' vago il riferimento al passaggio dalla discoteca allo zoo, ma il talento descrittivo e conciso di Buzi si nota alla massima potenza.

Tra i racconti votati all'erotico/pornografico si segnala Tran-Silvana in cui Buzi mette in scena una escort dalla pelle chiarissima (ancora transessuale) ingaggiata da un potente politico per una serata particolare. Il trans viene condotto in una villa megagalattica e costretto a intrattenere un rapporto sessuale a tre con una statua imbalsamata di un uomo che pare però avere un qualcosa di vivo e con l'autista del padrone di casa, mentre quest'ultimo osserva il tutto da una vetrata. L'escort non sa che, a rapporto completato, farà la stessa fine della statua a causa di un siero che le sarà iniettato nelle vene. Il padrone di casa, infatti, oltre a essere un voyeur, è un collezionista di bellezze esotiche a ciascuna delle quali, una volta imbalsamate, dedica una stanza della propria villa per poterle mostrare ai suoi amici internazionali. L'escort finirà così nella stanza artica.

Discreti anche gli altri testi, seppure inferiori a quelli indicati. Tra i meno riusciti segnalo Dissonanze, sorta di truculento esercizio di stile con una trans che evira vittime consenzienti sotto l'occhio attento di una telecamera, e il volgarotto e volutamente trash Silvana, la figlia di Frankenstein in cui Buzi, divertendosi e divertendo, mette in scena grottescamente la moglie di Frankenstein alle prese con il figlio ritornato dagli Stati Uniti e divenuto d'improvviso un transessuale ninfomane. Quest'ultimo, tra lo stupore della madre, vuole farsi il postino, per poterlo così rianimare dopo che lo stesso è svenuto dall'orrore alla vista della signora Frankenstein.

In definitiva un'antologia estremissima, sanguinolenta e bizzarra destinata, a mio avviso, a un ristretto nucleo di persone e soprattutto da evitare per chi si lascia guidare da pregiudizi ovvero dal gusto per il classico. Quest'ultimo aspetto è davvero un peccato, perché l'eleganza e la bravura di Buzi emergono in modo esponenziale e vengono quindi limitate in una nicchia a causa di una libera scelta dell'autore. Penso che se Buzi avesse un po' tralasciato questo interesse, che qua appare ossessivo, per la figura del transessuale ciò avrebbe permesso all'opera di avere un successo superiore a quello ottenuto, ma è pur vero che autori con il coraggio di Buzi devono esser apprezzati anche per questo, per il loro forte desiderio di ribellarsi agli schemi convenzionali. Nel complesso, buono.

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