Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

sabato 2 luglio 2011

Recensione narrativa: La Briscola in cinque (M.Malvaldi)


Autore: Marco Malvaldi

Anno di uscita: 2007

Casa editrice: Sellerio Editore

Pagine: 162

Prezzo: 10 Euro

Commento di Matteo Mancini

Romanzo che segna il debutto del pisano Marco Malvaldi in veste di romanziere. L'autore, classe 1974, decide di giocare in casa con il soggetto di "La briscola in cinque" ambientando la sua storia nella cittadina di Pineta (nome di fantasia sotto il quale si cela la mia Tirrenia). Dunque, per me, recensire un romanzo del genere non può che avere un gusto particolare, sia perché sono alle prese con un mio concittadino sia, soprattutto, perché la storia è ambientata nel mio paese.

L'impianto è quello del giallo classico: abbiamo un cadavere di un'adolescente rinvenuto in una cassonetto dell'immondizia (non viene descritta la scena dell'omicidio), un commissario imbranato che fa più danni della grandine (come si direbbe dalle mie parti) e un cittadino che si ritroverà, suo malgrado, a ricoprire il ruolo di detective privato riuscendo a risolvere il caso.

Gli snodi sono pochi, Malvaldi chiama in causa due potenziali assassini per poi introdurre il colpo di scena finale che scagionerà i due e porterà all'incriminazione del vero assassino. Scricchiola e non poco l'epilogo, poiché si risolve tutto con una soluzione un po' scorretta nei confronti del lettore. Lo scrittore infatti scardina alcune premesse iniziali, modificandole a suo piacimento per rendere verosimile l'epilogo piuttosto che creare a monte un intreccio più solido. Alcune prove snocciolate nell'ultimo capitolo hanno il sapore di aggiustare i fatti senza però esser state presentate al lettore nel corso del romanzo (in un giallo che si rispetti l'autore deve mettere a disposizione, seppur velati, tutti gli indizi utili alla risoluzione del caso).

Il ritmo è buono, anche se Malvaldi si concede più di una divagazione pur di allungare le cartelle ma lo fa puntando sui dialoghi piuttosto che sulle descrizioni. La lettura resta così fluida, esaltata da battute esilaranti attinte dai modi di dire pisani. Per rendere ancora più efficace la propria scelta, Malvadi fa parlare i personaggi con spiccati accenti dialettali (escamotage ultimamente piuttosto di moda nell'ambiente degli autori dediti al giallo all'italiana). Inoltre, l'autore pennella situazioni e protagonisti con taglio grottesco e sopra le righe (sono ben riuscite le caratterizzazioni del commissario, che fa incetta di brutte figure, e del gruppetto di vecchi pettegoli che giocano a carte - da qui il titolo del romanzo - e si beffeggiano l'uno con l'altro).

Ne deriva un romanzo disinteressato a suscitare tensione o a costruire un'atmosfera tipica del poliziesco. Ciò a cui si ambisce è regalare sorrisi (Malvaldi ci riesce), prendendo come intelaiatura del contenitore un soggetto giallo tutt'altro che geniale. Ed è proprio l'arma del comico/grottesco (usata benissimo e furbescamente dall'autore) a salvare il libro dall'insufficienza. Piacevole lettura di intrattenimento. Voto: 6

Nessun commento:

Posta un commento